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Chiese – Cimiteri – Edicole sacre

Chiese – Cimiteri – Edicole sacre

La Chiesa Parrocchiale, dedicata a San Bartolomeo, si trova nel centro del paese ed è stata progettata dall’architetto P. Mezzanotte. La costruzione risale al 1933, a seguito dell’iter avviato dall’allora parroco Don Francesco Barbieri per l’acquisto del terreno di pertinenza, appartenente alla famiglia Terruzzi.  L’edificio è stato consacrato dal Card. Ildefonso Shuster nel 1936 alla presenza del nuovo parroco Don Carlo De Amici ed è stato ultimato a più riprese, con la costruzione del pronao, la realizzazione del piazzale e degli affreschi interni, opera del pittore Martinotti.
Vedi anche “Parrocchia
Vedi anche “2015 – Festa Patronale di S.Bartolomeo”


Prima del 1936  la Chiesa Parrocchiale di Carugo, sempre dedicata a San Bartolomeo, era posta nell’attuale Piazza della Repubblica, che, fino ai primi decenni del 900, costituiva il centro del nucleo abitativo. Testimonianze relative all’edificio sacro si trovano nei resoconti delle visite pastorali di San Carlo (1570), del cardinale Federico Borromeo (1606) e nelle relazioni dei parroci dal 1574.  La chiesa, davanti alla quale si trovava un piccolo cimitero, nel tempo, è stata ricostruita ed ampliata fino ad assumere la forma, che appare nelle poche fotografie dei primi del Novecento.
L’edificio, dopo il 1936, ha subito un degrado sempre più indegno della sua storia, finché, nel 1952, è stato completamente demolito ed è stata creata l’attuale Piazza della Repubblica.

La sua esistenza potrebbe risalire ai primi secoli della diffusione del Vangelo in Brianza (IV – V secolo). Forse in origine era solo un tempio pagano di modeste dimensioni, destinato alla sosta dei viandanti in transito sulla strada, che da Agliate si collegava alla “Mediolanum-Comum” .
Con l’avvento del Cristianesimo si può ipotizzare che l’edificio sia rimasto prima inutilizzato e poi ripristinato per il nuovo culto con la dedicazione ad un santo di forte richiamo carismatico, quale era San Zeno.
A decorrere dal XVIII secolo è comparso sul frontespizio un dipinto dell’Annunciazione (ora non più visibile) e per questo motivo successivamente l’edificio è stato registrato come “oratorio dedicato all’Immacolata Concezione”.

La chiesetta di San Martino, costruita su un pianoro presso cui correva l’antica strada romana, che univa Milano con Como, risale ai primi anni del secolo XI.
Di pianta rettangolare, ha finestre murate sulla parete di sinistra, a testimonianza del fatto che un tempo l’edificio non era collegato con il resto della cascina. Alcuni documenti risalenti all’epoca delle due visite pastorali di San Carlo Borromeo, rispettivamente nel 1579 e nel 1582, attestano l’avvenuto crollo della parete absidale con il conseguente trasferimento dell’altare maggiore sulla parete occidentale, dove venne chiuso l’ingresso originario, creando una nicchia, che non interrompeva il ciclo degli affreschi. Ulteriore prova di queste modifiche è il fatto che nell’attuale controfacciata, oltre a caratteristiche edilizie posteriori al resto della chiesa, non sono presenti decorazioni antiche.
Il tempio conserva uno dei più straordinari cicli di affreschi di tutta la Brianza. Essi sono databili fra il 1030 e il 1100 e costituiscono, insieme a quelli di Galliano di Cantù, l’unica testimonianza della scuola pittorica Lombarda. La lettura degli affreschi non è sempre agevole, in quanto alcune parti sono state rovinate dall’incuria e dalle infiltrazioni. Il testo pittorico interessa le pareti nord, sud ed ovest della chiesa.
Sulla parete nord si trova una storia dei Progenitori rappresentata in tre episodi: il peccato originale, la cacciata dal Paradiso (quasi completamente distrutta) ed il lavoro di Adamo. Sulla stessa parete, senza un vero e proprio stacco, si susseguono scene di martirio e supplizio sullo sfondo di mura merlate.
Sulla parete sud sono rappresentate le “storie di San Martino”: sono ben leggibili le raffigurazioni del trasporto delle spoglie del Santo, il suo arrivo a Tours ed il miracolo di Sant’Ambrogio che, mentre dice messa a Milano, si trova  contemporaneamente alle esequie del santo nella città francese.
Sulla parete ovest è dipinto il Giudizio Universale, dove sono raffigurati Cristo e gli Apostoli. Nella parte inferiore è di particolare interesse una scena infernale con demoni e dannati.
Nella zona inferiore delle pareti è raffigurato un ciclo di dodici mesi dell’anno, integrato con figure simboliche delle costellazioni dello zodiaco, tema caro all’iconografia tardo medioevale. Gli affreschi sono sicuramente databili al primo secolo dopo il mille, ma le divergenze stilistiche sono tali da far supporre che essi siano opera di diversi artisti, con vari tempi di esecuzione.

Nelle vicinanze della cascina di Incasate, fin dal ‘700, sorgeva un oratorio pubblico, dedicato ai SS. Antonio Abate e Domenico.
All’interno dell’edificio, sopra l’altare , si può notare una pala, che raffigura la Madonna del parto, affiancata dai due santi; nell’aureola la scritta ” Virgo pre partum, Virgo in partu, Virgo post partum”  indica la protezione della Vergine per i momenti più significativi della maternità.
Due sono i simboli, che caratterizzano le figure dei santi rappresentati: il fuoco e il giglio.
Il primo sottolinea la particolarità dei frati antoniani, che si dedicavano a curare gli ammalati di erpete zoster (fuoco di S.Antonio), spesso con mezzi empirici, come il grasso dei maiali, che allevavano in recinti di esclusiva proprietà.
Il giglio invece era il simbolo della predicazione dei frati domenicani, finalizzata alla lotta contro gli eretici e quindi al ritorno alla purezza dell’ortodossia.

L’Edicola del Crocifisso si trova in via Diaz.
E’ stata posta sulla proprietà sulla proprietà che, ai primi del Novecento, apparteneva ad una benefattrice della parrocchia, la signora Erminia Corti Longoni.
Nella piccola cappella in muratura, in un vano un tempo affrescato, è fissato un crocifisso ligneo, protetto da un vetro e da una rete in ferro apribili.
Sulle pareti laterali sono appesi degli ex-voto. La presenza di vasi di fiori attesta che il culto è ancora sentito.