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Parrocchia

Parrocchia

La storia della nostra parrocchia e della sua chiesa principale è strettamente collegata alla diffusione del Cristianesimo in Brianza ed alla nascita delle chiese plebane (pievi).
Il Cristianesimo da noi ha raggiunto la sua massima espansione tra il IV ed il V secolo d.C., perché tale periodo è stato contrassegnato da condizioni favorevoli per la propagazione del Vangelo: l’Editto di Milano (313 d.C.), con cui l’imperatore Costantino riconosceva la libertà di culto; l’Editto di Tessalonica (380 d.C.), con cui l’imperatore Teodosio riconosceva il Cristianesimo come religione ufficiale dell’ impero romano; la presenza di una figura carismatica come S. Ambrogio, vescovo di Milano (allora capitale dell’impero occidentale).
Un ruolo fondamentale, in questa fase di evangelizzazione dei villaggi rurali, è stato svolto dalle Pievi (da plebs = popolo di un dato distretto rurale): la piccola comunità cristiana di Carugo dipendeva dalla  Pieve di Mariano.
L’arciprete (archipresbyter, che poi muterà il nome in quello di praepositus= prevosto), mandava dalla canonica delle chiesa plebana capo-pieve (Mariano) nei diversi villaggi del distretto rurale, dove sorgevano le cappelle dei sacerdoti per svolgere le funzioni religiose e per questo erano chiamati “cappellani” : essi però non risiedevano nei villaggi, ma con il prevosto nella canonica di Mariano.
Tale organizzazione è rimasta fino al XIII secolo, quando è iniziato un lungo processo evolutivo, che ha decretato il passaggio  dalle  Cappellanie  alle Rettorie e da ultimo alle Parrocchie  in senso proprio.
Responsabile di tale mutamento è stata l’affermazione dei Comuni, con la loro spinta libertaria ed autonomistica, che ha determinato l’affrancamento dai vincoli di sottomissione al feudatario ed al vescovo. Si è sfaldata così la vita in comune, fino ad allora condotta dal clero delle canoniche; i prevosti tendevano  a non abitare più nelle sedi della loro pieve  e di conseguenza si è assistito all’abbandono della cura delle anime , che è stata assunta da sacerdoti residenti nel villaggi, in qualità di Rettori, cioè supplenti dei canonici della pieve. perciò le cappelle si sono trasformate in Rettorie.
Con l’arrivo di San Carlo, che ha imposto al clero l’obbligo di risiedere nelle comunità assegnate, secondo la riforma del Concilio di Trento, la chiesa plebana di Mariano ha terminato  il suo compito, restando solo chiesa parrocchiale del borgo, mentre Carugo dè diventata  “Parrocchia” autonoma, con parroci e sacerdoti propri, investiti di autorità riconosciuta dall’arcivescovo stesso.


La Chiesa Parrocchiale  è dedicata a San Bartolomeo.  L’edificio è stato consacrato dal Card. Ildefonso Shuster nel 1936 alla presenza del parroco Don Carlo De Amici ed è stato ultimato a più riprese, essendo privo del pronao, del piazzale e degli affreschi interni, opera del pittore Martinotti. La sua costruzione è frutto anche di un impegno costante di volontariato, che ha visto per anni prodigarsi non pochi fedeli, sia affiancando gratuitamente l’impresa costruttrice, sia raccogliendo sistematicamente le offerte di casa in casa (offerta per il mattone).
Le sue campane, solennemente benedette ed installate nel marzo del 1939, sono state smantellate e fuse nel 1940, per fornire il bronzo necessario a forgiare i cannoni, essendo l’Italia entrata in guerra; solo nel 1949 esse sono ritornate al loro posto, in cima alla torre campanaria, a suonare ancora per la pace e la fraternità.
Vedi anche “2015 – Festa Patronale di S.Bartolomeo”
Vedi anche “Chiese-Cimiteri-Edicole sacre”

La sua esistenza è attestata dallo storico Goffredo da Bussero (XIII secolo) nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”.  Forse in origine era solo un tempio pagano di modeste dimensioni, che, con l’avvento del Cristianesimo, è stato dedicato ad un santo di forte richiamo carismatico, quale era San Zeno (consacrato vescovo di Verona l’8 dicembre del 362 d.C.).
I documenti sono concordi nel segnalare: che si trattava di un edificio antico, ubicato in un luogo isolato, lontano dal centro abitato; che nell’area antistante la chiesetta si trovava un piccolo cimitero, destinato alla sepoltura dei benefattori ed ai “morti dal contagio” (peste); che, nel corso dei secoli, i Carughesi si sono sempre prodigati a proprie spese per la sua manutenzione; che a decorrere dal XVIII secolo era presente sul frontespizio un dipinto dell’Annunciazione (ora non più visibile) e che per questo motivo l’edificio è stato registrato come “oratorio dedicato all’Immacolata Concezione”.
Da allora si è cominciato a parlare di “Madonna di San Zeno“, che viene festeggiata l’8 dicembre, a ricordo sia del dogma dell’Immacolata, proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854, sia della nomina episcopale di San Zeno (8 dicembre 362 d.C.).

Nelle vicinanze della cascina di Incasate, fin dal ‘700, sorgeva un oratorio pubblico, dedicato ai SS. Antonio Abate e Domenico, dove la famiglia Gariboldi, proprietaria della struttura, aveva l’obbligo di far celebrare da un cappellano le messe festive ed alcune feriali. L’oratorio fu successivamente rimodernato ed ancora oggi nelle chiesetta si celebra una Messa domenicale.
Voci, non confermate, vorrebbero la chiesina e l’abitato di Incasate inseriti, in tempi remoti, in un contesto religioso di frati, che qui disponevano di un monastero proprio.