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2015 – Festa patronale di “San Bartolomeo”

2015 – Festa patronale di “San Bartolomeo”

La chiesa parrocchiale di Carugo  è dedicata a San Bartolomeo, uno dei dodici Apostoli, che Gesu’ chiamò al suo seguito.
Nei Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) l’apostolo, amico di Filippo, viene chiamato con questo nome, mentre nel Vangelo di Giovanni è indicato con il nome di Natanaele.
Bartolomeo, secondo la tradizione originario di Cana di Galilea, fece lunghi viaggi in regioni del Medio Oriente e dell’Asia, guarendo malati e convertendo pagani. Morì probabilmente in Siria tra il 60 ed il 68-d.C.
S.Agostino afferma che Bartolomeo fu scorticato vivo e poi decapitato; per questo viene spesso rappresentato con un coltello in mano, con la pelle scorticata o con un manto rosso, e viene invocato come protettore da persone affette da malattie della pelle e da artigiani che operano con arnesi da taglio: macellai, calzolai, sarti…
Vedi anche “Parrocchia
Vedi anche “Chiese-Cimiteri-Edicole sacre”


Il Santo è raffigurato anche negli affreschi dell’Ultima Cena, della Pentecoste e, nella vetrata, sopra l’ingresso principale.


La commemorazione del Santo cade il 24 agosto, data che nel passato coincideva puntualmente con la festa patronale; da alcuni decenni però le esigenze della vita moderna ne hanno modificato il calendario liturgico, perché la festa si celebra la prima settimana di settembre, al rientro dalle ferie.
In chiesa, prima della Messa solenne, secondo un’antica tradizione, viene “bruciato il pallone”. Si tratta di un globo (avente un telaio di metallo, ricoperto di bambagia), sospeso all’ingresso dell’altare, che prende fuoco dalle tre candeline, innalzate con un bastone dal celebrante. Il pallone, che brucia, è il simbolo del sacrificio della vita del martire; le tre candeline si riferiscono alla Trinità; il bianco dell’ovatta richiama il colore riservato liturgicamente alle festività della Gloria di Cristo, cioè al Natale ed alla Pasqua.
La festa di San Bartolomeo è una ricorrenza sentita anche oltre i confini del sacro, come dimostrano i giochi, organizzati negli oratori anche in passato.

In occasione della festa patronale, fino agli anni ’70, si svolgeva la benedizione degli automezzi.

Inizialmente la benedizione era riservata agli animali d’allevamento, unica fonte di ricchezza del contadino.
Con la rivoluzione dei mezzi di trasporto, la benedizione ha coinvolto trattori, motocarri e moto (alcune ancora con nomi di animali: Galletto, Vespa, Mosquito), infine si è estesa ai “cavalli”, non più in carne ed ossa, ma nascosti nei motori delle macchine, per proteggere uomini e mezzi dai pericoli delle strade e dalle incognite dei viaggi, sempre più frequenti. A sera i fuochi d’artificio concludevano in modo suggestivo e spettacolare la festa, per ribadire con il fuoco, proiettato verso il cielo, il significato del martirio e la certezza della gloria del Paradiso.