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Cortili

Cortili

Carugo, all’inizio del Novecento, era ancora un borgo prevalentemente rurale, sviluppato sulla collina ed ai piedi della Torre.
I fabbricati, costruiti in sassi e malta, si affacciavano sulla via principale. Attraverso un portone di legno o un cancello, si accedeva al cortile interno (la curt). Una scala esterna collegava il piano terra al piano superiore, dove le stanze da letto si aprivano sul ballatoio, un lungo balcone protetto da una ringhiera di legno o di ferro.


I rustici (stalla, pollaio e fienile) erano collocati sul lato opposto o di lato all’abitazione. Il portico serviva da deposito per gli attrezzi e per il carrettino. Il gabinetto era situato all’esterno. Il più delle volte il corpo di fabbrica aveva una pianta ad “U” o ad “L”. Ancora oggi gli edifici del centro storico appaiono allineati sulla via ed addossati gli uni agli altri, con un criterio di massima economia dello spazio.
Nel cortile si svolgevano le attività quotidiane: le massaie curavano i piccoli, lavoravano ai ferri le calze e gli scialletti per l’inverno, lavavano il bucato nel mastello e lo stendevano sui fili ad asciugare, accudivano gli animali da cortile e in gabbia, aiutavano a sfogliare ed a sgranare pannocchie, aiutavano gli uomini nel governo della stalla, cavavano l’acqua dal pozzo… Gli uomini nel cortile sistemavano i finimenti al cavallo, prima di recarsi nei campi; al ritorno scaricavano il fieno ed il raccolto, riponevano gli attrezzi… I bambini si divertivano con poco e spesso aiutavano i genitori nelle loro faccende.

La sera, nella bella stagione, la famiglia patriarcale si raccoglieva all’aperto per la recita del rosario o per ascoltare le “panzane” (racconti a volte strampalati) dei vecchi, mentre in inverno ci si radunava nella stalla.
Gradualmente, con il declino dell’agricoltura, la casa rurale è stata modificata, attraverso una serie di ristrutturazioni, per far posto, nei locali a pianterreno o nella stalla o sotto il portico, alle botteghe artigiane del mobile.
Ogni cortile aveva la sua denominazione, derivante dal cognome e dal soprannome dei suoi abitanti.

Curt de Cuturini, Curt de Zanfrin, Curt del Pastè, Curt de Picom, Curt de Legurin, Curt dei Turitt, Curt de Vilom, Curt de Sandrèla, Curt de Cavigiö, Curt del Trani, Curt de Menic.
Nella Curt de Vilom la tradizione popolare colloca l’imbocco di un passaggio segreto, che univa il Castello di Carugo con il Castello di Gattedo, richiamando alla memoria la leggenda del Conte Carugo.

Curt de Sirom, Curt de Teruzzi o Pudestà, Curt de Bugian o Braghin, Curt de Niss o Felizin, Curt de Franzischett. La via era popolarmente chiamata “Cuntrada fregia” perché, forse per un gioco di correnti d’aria, la temperatura era inferiore rispetto alle altre zone del paese.

Curt de Capitani, Curt de Menghett, Curt de Pèta Peta, Curt de Bestee o Muntesel o Peric, Curt di Tur.