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Immigrazione

Immigrazione

Nell’immediato secondo dopoguerra l’ Italia era in grande miseria.
Nei latifondi del Sud, ma anche nelle zone collinari più povere del Veneto, la vita non era facile.
L’acqua corrente, i termosifoni ed il gas a rete mancavano nella maggior parte delle case.
L’analfabetismo era ancora abbastanza diffuso.
Dagli anni Cinquanta ai Sessanta la crisi dell’agricoltura, lo sviluppo industriale nel Nord Italia e la costruzione di una fitta rete autostradale causarono un grande movimento migratorio verso il triangolo industriale Milano-Torino-Genova.
Motivati dalla ricerca di un lavoro più redditizio e di un maggior benessere, molti immigrati giunsero a Carugo, affrontando sacrifici personali ed un profondo cambiamento di vita.


I primi immigrati erano Veneti: avevano abbandonato le loro terre a causa delle tragiche piene del Polesine, che nel 1950 avevano distrutto case, campi, bestiame, ma non la loro intraprendenza. Dapprima nel nostro paese trovarono riparo in abitazioni di legno (baracche), lungo il corso della roggia, nel rione denominato “Villaggio Veneto”, contrassegnato ancora oggi da una toponomastica, che ricorda la provenienza degli abitanti: via Piave e via Isonzo. Poi le abitazioni di fortuna sono state trasformate gradualmente in case in muratura, dignitose e confortevoli, inserite in un contesto urbano in espansione e socialmente integrato.
Gli immigrati meridionali spesso erano braccianti che, faticando a vivere con i prodotti della terra, in mano a pochi proprietari, avevano abbandonato le campagne della Puglia, della Calabria, della Campania, con la speranza di un maggior benessere.
La graduale integrazione è stata possibile grazie all’accoglienza dei Carughesi, alla disponibilità degli immigrati ed al momento favorevole del “boom” economico, caratterizzato da una richiesta crescente di manodopera, da assumere nelle piccole e medie imprese, soprattutto del mobile, in vertiginoso sviluppo..