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Artigianato-Industrie

Calzolai

A Carugo nel 1862, su 1063 abitanti, 14 erano calzolai.  Nel 1937  tre calzolai fabbricavano artigianalmente zoccoli, scarpe da lavoro e da festa, poche paia di stivali per i clienti più ricchi, mentre quattro ciabattini eseguivano le riparazioni.
Fino al secondo dopoguerra le calzature più usuali erano gli zoccoli. Le donne più anziane ricordano che, per non consumarli, li toglievano, percorrendo scalze la strada da casa a scuola.
Gli zoccoli erano anche utilizzati durante la celebrazione liturgica della Pasqua, quando i bambini li battevano sulle panche per fare rumore ed annunciare sonoramente la Resurrezione di Gesù.
Alcuni falegnami realizzavano gli zoccoli per i propri famigliari, soprattutto per i bambini. I piccoli venivano messi in piedi sul banco di lavoro, per delineare l’impronta dei loro piedi utilizzando il lapis (matita rossa, grossa e piatta). La parte sottostante dello zoccolo era realizzata in legno, ma la calzatura veniva completata nella parte superiore con il copertone della gomma delle automobili.


Le scarpe erano riservate alle occasioni ed erano comunque indice di una certa agiatezza.
Solitamente la bottega era un piccolo locale adiacente all’abitazione. Il calzolaio lavorava al deschetto, usando martello, pinze, tenaglie, punteruoli, lesine, trincetti, forma… per sagomare le suole, tagliare e forare la pelle della tomaia, lucidare… Occorrevano lunghi anni per imparare il mestiere, che spesso veniva tramandato da padre in figlio.
L’avvento dell’industria, con l’impiego di macchinari sempre più sofisticati, ha reso possibile l’aumento della produzione di scarpe, in tempi più rapidi, a costi inferiori e con risultati migliori sotto il profilo dell’eleganza e del comfort.
Oggi a Carugo questo mestiere è scomparso.