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Usanze

Usanze


Nella civiltà contadina l’inverno rappresentava una lunga pausa dei lavori agricoli e quindi una fase di vero riposo, che permetteva di attendere con tranquillità agli impegni della casa e della famiglia. Ecco perché fidanzamenti e matrimoni si svolgevano solitamente nel periodo invernale.
Non faceva eccezione a questa regola neppure il nostro paese, dove l’8 dicembre (festa dell’Immacolata) i fidanzati usavano presentare ufficialmente in casa le future spose, a cui regalavano le mele, acquistate alle bancarelle della fiera di San Zeno.
Da qui è nata la tradizione dei “Pomm de la murusa”, che ha significati diversi: lo scambio dei doni aveva una funzione propiziatoria, perché distribuiva segni di abbondanza e di buon augurio; la mela era simbolo di fecondità, dono ideale quindi per la promessa sposa; il frutto però richiamava anche la prima donna della creazione e perciò il suo dono risuonava come ammonimento per la fidanzata ad evitare lo spirito tentatore della progenitrice.
Forse tale tradizione era collegata ad un’usanza analoga, diffusa nel Lecchese, dove si credeva che San Nicola portasse mele ai bambini, a ricordo della resurrezione di tre fanciulli da lui operata, oppure del dono da lui fatto di tre sfere (o mele) d’oro a tre ragazze povere, perché potessero procurarsi la dote e maritarsi.

L’ultimo giovedì di gennaio, nel Nord della Lombardia e soprattutto in Brianza, è tradizione bruciare nella piazza del paese un grande fantoccio di stracci, raffigurante una donna.
Prima del rogo, un corteo di ragazzi ed adulti lo conduce in giro per le strade, percuotendo con forza campanacci, latte e lattine, coperchi, scatenando un baccano pauroso.
Se la Giubiana si accende subito e infine cade in avanti, si dice che l’anno nuovo sarà favorevole; al contrario, l’anno sarà negativo.
La tradizione si collega al falò di stoppie, che i contadini bruciavano anticamente alla fine dell’inverno e che preannunciavano il risveglio primaverile della natura. I roghi nei campi erano anche il simbolo degli spiriti cattivi, da scacciare per le stagioni future.Il nome “Giubiana” deriva da “giubia”, cioè “giovedì”, il giorno ritenuto preferito dalle streghe per riunirsi. Infatti, secondo alcune interpretazioni, pare che la Giubiana fosse una strega.
A Carugo la tradizione rimanda a una leggenda ambientata nella vicina Cantù. Si racconta che nel Medioevo una castellana canturina aveva consegnato le chiavi della cittadina al suo amato, che aveva guidato l’esercito milanese, all’epoca nemico dei canturini, fin dentro le mura: Cantù fu conquistata e messa a ferro e fuoco. La donna fu in seguito condannata al rogo dai suoi concittadini.

Nella fauna della Riserva Naturale della Fontana del Guerc  sono presenti, anche se non molto numerosi, i tassi.
Nel secolo scorso quando, al tempo del raccolto,  questi animali si avvicinavano ai campi di granoturco, che si trovavano intorno alle cascine, i cacciatori si appostavano e, quando di notte sentivano il tasso strappare le pannocchie, lo ammazzavano.
I ragazzi mettevano il tasso morto su un bastone e giravano tutte la cascine per ricevere in cambio uova. La pelle del tasso veniva poi venduta, il grasso veniva consegnato al farmacista e la carne veniva mangiata, dopo aver subito uno speciale trattamento: l’animale veniva immerso nell’acqua corrente della Roggia, legato ad una pianta per circa una settimana, finchè la sua carne diventava bianca e tenera.