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Scuola Elementare – Primaria

Scuola Elementare – Primaria

Vedi anche “2013 – La Scuola Elementare di Carugo compie 100 anni”

Nel 1835, quando Carugo contava poco meno di mille abitanti, una scuola comunale maschile funzionava sotto la direzione del parroco Don Fabio Sartirana. Dal censimento della popolazione del 1862 risulta che, su 1063 abitanti, gli alfabetizzati erano solo 186!
Agli inizi del ‘900 in alcuni locali di Via Negroni, vicino all’attuale negozio di alimentari, era ospitata la Scuola Elementare, dalla prima alla terza classe.
Nel  1903 il Consiglio Comunale di Carugo, presieduto dal Sindaco Avv. Demetrio Benaglia, propose di istituire una scuola per la quarta e la quinta elementare, in consorzio con i paesi vicini, in quanto una nuova legge sul lavoro dei fanciulli aveva portato da 9 a 12 anni il limite di età per l’ammissione al lavoro!
Il 12 settembre 1910 il sig. Giovanni Terruzzi cedette al Comune di Carugo il terreno necessario per la costruzione di un nuovo edificio scolastico, che fu inaugurato il 28 settembre 1913, alla presenza di autorità civili e religiose, del Prefetto e del Provveditore.


Nel periodo del fascismo la scuola elementare aveva la durata di 5 anni. Il superamento di un esame, di fronte ad una commissione formata dal maestro e da due membri esterni, consentiva il passaggio dal grado inferiore (classi 1^, 2^ e 3^)  al grado superiore (classi 4^ e 5^). I bambini andavano a scuola a piedi, perché le strade erano sicure e c’erano poche automobili. Vicino all’ingresso della scuola la bidella Celestina, nella sua edicola, vendeva giornali e materiale scolastico.

Le aule erano spaziose, ma dovevano contenere un numero elevato di alunni. La lavagna, montata su un sostegno, poteva essere ruotata senza sforzo. I banchi erano di legno a due posti e avevano un buco per il calamaio di vetro, nel quale il bidello versava ogni giorno l’inchiostro. L’ autorità e la centralità dell’insegnante erano evidenziate dalla posizione rialzata della cattedra.  Le lezioni si svolgevano dalle ore 9:00 alle 12:00 e dalle ore 14:00 alle 16:10; il giovedì si faceva vacanza.
Il Patronato scolastico dava sussidi per l’acquisto di vestiti e calzature e distribuiva libri di testo, quaderni e cancelleria per permettere agli alunni bisognosi di frequentare la scuola.
Nel 1935, con l’istituzione del “Sabato Fascista”, veniva disposta la cessazione delle lezioni nel pomeriggio di sabato, per permettere agli studenti di svolgere attività di carattere  culturale e sportivo sotto la direzione delle Organizzazioni del Fascio.

C’era differenza fra educazione maschile e femminile:  i bambini rilegavano libri, decoravano il legno, coltivavano l’orto, mentre le bambine seguivano corsi di taglio, cucito e ricamo.
L’educazione fisica era vista per i maschi come prima forma di addestramento militare e per le femmine come condizione per avere madri più forti.
In classe, attraverso la radio, si ascoltavano i discorsi del duce. I quaderni, dalle copertine fantasiose, venivano utilizzati anche come strumento di propaganda politica e le pagelle avevano motivi che esaltavano la gioventù fascista.
Attraverso l’adozione del libro di testo unico, lo stato esercitava un controllo diretto sull’insegnamento.
Sui documenti le date erano espresse con cifre arabe (anno secondo l’ Era Cristiana) ed in cifre romane (anno secondo l’Era Fascista, conteggiata dal 1922).

Il 10 giugno 1940 l’Italia era entrata in guerra contro la Francia e l’Inghilterra ed a Carugo erano arrivati molti “sfollati”, soprattutto da Milano e da Monza. Per favorire l’autosufficienza economica della nazione (autarchia), gli insegnanti  invitavano i bambini e le loro famiglie a consumare solo prodotti italiani e a raccogliere rottami di ferro. Nella “giornata del fiocco” gli scolari erano coinvolti nella raccolta della lana. I fiocchi, trasformati in filati, erano poi usati dalle alunne per confezionare indumenti per i combattenti.

Nel dopoguerra si sono verificate variazioni nei documenti, nei programmi e nel calendario scolastico. Con la diffusione dell’attivismo, ha cominciato ad affermarsi la visione di una scuola in cui insegnante ed alunni costruivano insieme le conoscenze.
La popolazione cresceva: dal censimento del 1951 risultavano 2753 abitanti. Il paese cominciava a svilupparsi industrialmente. Numerose erano le immigrazioni dal Veneto e dal Meridione.
Poiché mancavano aule e dovevano essere effettuati turni, l’edificio scolastico veniva ampliato con l’aggiunta di un piano. Il decreto del Presidente della Repubblica del 14 giugno 1955 istituiva un primo ciclo, con esame alla fine della seconda classe, ed un  secondo ciclo con esame finale  al termine della quinta classe. I nuovi programmi erano maggiormente ispirati al cattolicesimo e, per la maggior parte degli alunni, l’orario scolastico iniziava e finiva con una preghiera.

I  Decreti Delegati del 1974 introdussero nella vita della scuola una rappresentanza dei genitori. La scheda di valutazione ha sostituito la pagella con i voti numerici e, con la nomina di insegnanti di sostegno, sono stati attivati interventi didattici individualizzati.  Poiché la popolazione del paese era in continuo aumento, negli anni ’70, alcune sezioni sono state dislocate presso la Scuola Materna, il Palazzetto dello Sport e l’Oratorio Maschile e, negli anni ’80, le sezioni del secondo ciclo sono state trasferite in un’ala della Scuola Media, in via XXV Aprile.

La legge del 5 giugno 1990 ha introdotto una pluralità di docenti nella stessa classe. L’orario di lezione è diventato di 27 ore settimanali, con rientri pomeridiani nelle giornate di mercoledì e  venerdì. La scuola è diventata sempre più multiculturale con la possibilità per gli alunni di avvalersi o no dell’insegnamento della religione cattolica. L’insegnamento della lingua inglese e dell’informatica sono entrati a far parte dell’orario di lezione.

Nel 1996 le scuole elementari e medie sono state accorpate in un unico edificio. All’inaugurazione erano presenti il sindaco, sig. Pozzi, ed il parroco don Felice Cattaneo.